25 anni fa AnnaMaria ha
lasciato questa terra.
Il ricordo è rimasto costantemente vivo in chi l’ha conosciuta
personalmente. Molti altri amici ha trovato in questi anni colpiti
conquistati dalle sue parole e dalla storia della sua vita aperta
verso il prossimo e attenta alle esigenze formative dei giovani.
Ora ci troviamo qui raccolti per ringraziare il Signore di averci
resi partecipi delle sue virtù, pregare per la sua anima e per
pregare assieme a lei affinchè tutti ci ritroviamo un giorno riuniti
nella gloria.
Ringrazio don Roberto per essere qui con noi questa sera, le scolte
dei distretti di Treviso che animeranno la S. Messa con i loro
canti, Luigi Pianca che nell’occasione ha composto il commovente
ricordo in acrostico inserito nel pieghevole, Andrea Marcon che ha
voluto offrirci, con la sua preziosa presenza all’organo, un
ulteriore invito alla meditazione. E a tutti voi che partecipate a
questo incontro.
omelia
25° anniversario della morte di Anna Maria
17 febbraio 2012
La fantasia
1 Giovanni 2:3 Da questo sappiamo che l'abbiamo conosciuto: se
osserviamo i suoi comandamenti.
1 Giovanni 2:4 Chi dice: «lo l'ho conosciuto», e non osserva i suoi
comandamenti, è bugiardo e la verità non è in lui;
1 Giovanni 2:5 ma chi osserva la sua parola, in lui l'amore di Dio è
veramente completo. Da questo conosciamo che siamo in lui;
1 Giovanni 2:6 chi dice di rimanere in lui, deve camminare com'egli
camminò.
(Gv 13:34 35; 15:12 14) Pr 4:18 19
1 Giovanni 2: 7 Carissimi, non vi scrivo un comandamento nuovo, ma
un comandamento vecchio che avevate fin da principio: il
comandamento vecchio è la parola che avete udita.
1 Giovanni 2:8 E tuttavia è un comandamento nuovo che io vi scrivo,
il che è vero in lui e in voi; perché le tenebre stanno passando, e
già risplende la vera luce.
1 Giovanni 2: 9 Chi dice di essere nella luce e odia suo fratello, è
ancora nelle tenebre.
1 Giovanni 2:10 Chi ama suo fratello rimane nella luce e non c'è
nulla in lui che lo faccia inciampare.
Il paradosso che l'evangelista ha usato in 1^ Gv. 2,7 8 , ci aiuterà
a sviluppare il compito che la Fondazione si è data in occasione del
25° anniversario della rinascita al cielo di Anna Maria: comprendere
cos'è vera fantasia.
Partiamo dal considerare alcuni sinonimi del termine fantasia :
creatività, genialità, novità, stranezza, vivacità, bellezza,
colori...,
Alla parola fantasia troviamo forse legato, più di ogni altro
termine quello di "novità".
Ecco perché il mio riferimento al comandamento vecchio, che pur è
nuovo, di 1 ^ Gv.
Viviamo in un mondo, quello odierno del consumismo decadente, che si
basa proprio sulla ricerca della novità per incrementare il consumo.
Ma quale tipo di novità?
Purtroppo tale sistema, proiettato continuamente a produrre novità
per vendere, insieme a non pochi benefici, al contrario della
fantasia, ha prodotto una seria omologazione dei comportamenti, del
pensiero e degli stili di vita. Basti pensare a cosa ha comportato
l'introduzione della tv nelle case, in riferimento alla capacità e
al desiderio di crearsi un' opinione personale sulle vicende
storiche, dove sono necessari invece anni di studio e di allenamento
della capacità critica. Oppure, basti pensare alla "produzione di
serie" che
ha sbaragliato il passo all'artigianato, cioè basti pensare alla
produzione di oggetti a basso costo, perfettamente uguali tra loro,
necessari e a volte perfettamente inutili ,che il consumismo ha
portato nelle nostre case e purtroppo anche nelle nostre chiese,
riempiendole di sacri orrori e impoverendo così grandemente
l'abilità dell'uomo del proprio spirito, del proprio cervello e
delle mani . O basti pensare a quelli che sono stati definiti
intelligentemente i "luoghi non luoghi". Di che cosa si tratta?
Avete mai visto i villaggi turistici o certi palazzi moderni,
strade, negozi, giardini... costruiti in certe zone del Trentino o
quelli che stanno costruendo nell'Est dell'Europa? Sono
drammaticamente uguali ovunque, cosicché, che tu abbia a trovarti a
vivere una vacanza in riva al mare a lesolo o sul Mar Rosso, non ti
accorgerai troppo della differenza, poichè più uguali sono questi
luoghi, più attirano turismo, perché in essi ci sono tutti i servizi
e i conforts che la massa desidera. Ma se questo è vero per i
villaggi turistici,è vero altrettanto per i modi di vestire, di
pensare, di leggere, di mangiare, ...
Sembra che la fantasia abbia lasciato il passo allo strabiliante, al
confortevole, all'esageratamente grande (pensate ai SUV), alla
novità per la novità, al volgare, ai colori scioccanti, allo
scandaloso. Sembra che la bellezza abbia lasciato il passo alla
bruttura.
Ma torniamo a S. Giovanni. A che cosa allude quando afferma che:
"Non vi scrivo un comandamento nuovo, ma un comandamento vecchio...
e tuttavia è un comandamento nuovo quello che vi scrivo".
Allude, anzi di seguito lo esplicita, al comandamento dell'amore.
Quale amore? Il nostro amore?
No, non è il nostro amore ad essere vecchio e nuovo insieme, ma è
l'amore di Dio che ci viene partecipato e che pur essendo il solito,
è però sempre fonte di novità assoluta, cioè di fantasia.
Tentiamo di comprendere meglio.
Noi uomini e donne del tempo segnato dal consumismo decadente,
spesso identifichiamo la fantasia, il nuovo... nella ricerca
continua delle molte cose diverse, ma questa in realtà non é vera
novità, tantomeno è fantasia, ma solo un continuo, folle e inutile
vagabondare senza meta nella ricerca del possesso inappagante di
molte inutili cose, che chiede, per mantenersi ed alimentarsi, la
distruzione di immani risorse naturali, ma anche di uomini e
animali.
Manca una meta in questo forsennato consumare. O meglio, la meta è
la felicità, ma si è sbagliato bersaglio, si è sbagliata la strada.
Nelle Fonti Francescane troviamo scritto a proposito della virtù
della semplicità tanto amata e raccomandata dal santo: "Non che
(egli) approvasse ogni tipo di semplicità, ma quella soltanto che,
contenta del suo Dio, disprezza tutto il resto ...che cerca non la
scorza , ma il midollo, non il guscio, ma il nocciolo, non molte
cose, ma il molto, il sommo e Stabile bene. "
La scelta del santo di lasciare tutto ciò che è ricchezza materiale
al padre Pietro di Bernardone dimostra con la vita queste sue
parole.
La felicità, la perfetta letizia, per il frate di Assisi non è da
cercare allora nel possesso delle molte cose diverse, ma nel molto
che c'è in ogni cosa.
Esattamente qui si trova la fonte della fantasia!
La fantasia non nasce infatti da una autonoma produzione umana, come
quasi tutti credono, come insegnano a scuola e alla tv e nei siti
internet. Nasce in realtà dalla capacità di farsi attenti a ciò che
è già presente ed esterno a noi e che il più delle volte è molto
normale, apparentemente banale; farsi attenti a ciò che è piccolo, a
ciò che ai più sfugge: cioè al nocciolo, al molto che è in ogni cosa
direbbe Francesco.
I più grandi inventori della storia, i più grandi artisti, erano
infatti in questo senso persone molto attente al normale. Aggiungo,
osando non poco in questa riflessione: l'amore nasce dal farsi
attenti. I più buoni della storia sono state infatti persone molto
attente a ciò che, esterno a loro, è normale e piccolo.
Una lettura atea direbbe: attenti ai fenomeni. Una lettura di fede,
che preferisco di molto, dice : farsi attenti agli infiniti modi che
Dio ha di mostrarsi nel normale , nel piccolo, nel quotidiano.
Come allora ci si rende capaci di farci persone attente al piccolo,
al normale? Giocando! Giocare deriva dal verbo latino "iuvare",
allietare, far bene, portare giovamento.
Darci spazi di gioco, significa darci spazi che giovano grandemente
all'anima, perché attraverso di essi, l'anima non viene dispersa
nelle molte cose da fare o da possedere, ma viene unificata nel
Molto che c'è in ogni cosa.
Sono spazi in cui non siamo animati dall'ansia di cercare
continuamente cose nuove o di produrre qualcosa di ben fatto o di
bello per raggiungere una troppo effimera sensazione dello star
bene, il così detto benessere, ma sono spazi in cui cogliere il
nostro valore più vero e profondo di uomini, non nelle molte cose,
ma nel Molto che ci abita e che abita il Creato.
Questo spazio di gioco è letteralmente perdere tempo in solitudine e
silenzio.
Gioco allora potrà essere camminare da soli sulle alte vette, come
faccio io con la buona stagione, quando vado a fotografare fiori,
potrà essere ascoltare la storia di una persona con partecipazione e
senza fretta, leggere un brano della Sacra Scrittura, ascoltare con
calma una bella e profonda canzone o un brano strumentale (non di
rumore assordante), contemplare il creato, leggere un pensiero o una
poesia che possano dirsi tali,..cioè pregare, perché pregare è
innanzitutto ascoltare Dio che parla a noi in modi diversi nel
silenzio e nella solitudine.
E' solo questa solitudine giocosa che porta giovamento all'anima,
che ci pone in grado di accorgerci della infinita fantasia di Dio
che si esprime nelle creature e nei fenomeni da Lui creati. Proviamo
a pensare ad esempio alle migliaia di specie di fiori diversi che
possiamo ammirare esplorando in silenzio in un solo monte delle
nostre alpi.
Quando facciamo esperienza della fantasia di Dio, viene spontaneo
farci interpreti di quanto colto della Sua fantasiosa presenza, che
io amo chiamare "bellezza di Dio".
E' solo da questi spazi di gioco che possiamo portare scintille di
bellezza, di fantasia creativa nella vicenda umana, oggi troppo
spesso appiattita sul banale o sullo scioccante.
Questi momenti di gioco, in cui facciamo esperienza del Comandamento
vecchio, che è tuttavia sempre nuovo, di cui parlava S. Giovanni, in
cui sperimentiamo la semplicità che ci abilita ad unificare le molte
cose nel Molto, ....tutti questi momenti sono come il vento che
riaccende la brace che tende a smorzarsi sul già acquisito, sul
banale, sul volgare o a smorzarsi nel pessimismo di chi è incapace
di vedere il bene negli altri o nell'immobilismo di chi è ingrassato
troppo nella pigrizia.
Rinvenire nel gioco la presenza fantasiosa dell'amore di Dio, è come
disseppellire un tesoro nel campo della nostra vita o in quella
altrui, un tesoro che non ci fa vivere sempre cose diverse l'una
dall'altra, ma ci fa vivere in modo diverso, cioè fantasioso, le
solite cose. Così recita 2 Corinzí 5:17 Se dunque uno è in Cristo,
egli è una nuova creatura; le cose vecchie sono passate: ecco, sono
diventate nuove, ma anche Apocalisse 21:5. E colui che siede sul
trono disse: «Ecco, io faccio nuove tutte le cose». Poi mi disse:
«Scrivi, perché queste parole sono fedeli e veritiere».
Quando si sale sui monti, la scoperta della bellezza della natura,
ossia il momento di giovamento dell'anima, trasforma la pesante e
ripetitiva fatica della salita, in una sempre nuova e gioiosa
scoperta che non si vorrebbe mai che terminasse.
Il comandamento antico é nuovo, il comandamento dell'amore, è quel
comandamento che ci stimola a far emergere da noi l'immagine di Dio
che è impressa nel nostro cuore, inteso, non come sede delle
emozioni, ma come il luogo più vero e profondo del nostro essere, ci
stimola a far emergere l'immagine di Dio che è in noi, ma anche
quella che è presente nelle altre creature.
Fantasioso allora, per la fede, non è ciò che suscita emozioni
sempre nuove, ma ciò che da nuova vita, che ravviva le solite cose.
E questa forza che dà sempre nuova vita è l'amore!
Pensate ad un bambino che per amore nasce in una famiglia. Che
ventata di novità porta nella vita di una donna e di un uomo! Se poi
sono più di uno, c'è proprio da non dormire sul già acquisito!
Fantasioso allora è colui che sa leggere, ascoltare, intuire, le
innumerevoli presenze dell'amore di Dio nelle cose normali e
quotidiane dell'uomo e del creato.
Ricordate quanto tempo Checco passava appoggiato al davanzale della
finestra del suo studio, a fumare e a guardare in giardino, sempre
il solito medesimo giardino?
Ecco , in quei momenti di gioco, il solito albero, la solita siepe,
la solita casa, visti e rivisti centinaia e centinaia di volte, ad
un certo punto rivelavano al suo cuore la bellezza di Dio
inauditamente fantasiosa. Non a caso, molte delle sue incisioni sono
accompagnate da un versetto di un salmo. L'incisione o la tela,
altro non erano che un ridonare a noi, ciò che lui riconosceva come
dono di amore fatto a lui. Ecco dove nasce e cresce la vera
fantasia!
Non c'è nulla di veramente creato dal nuovo nei suoi quadri, come
alcuni incerti pittori sono invece convinti di fare, ma c'era il
saper ascoltatore e poi farsi interprete dell' irrefrenabile
fantasioso amore di Dio espresso nelle creature.
Se poi pensiamo ad Anna Maria, ci viene sicuramente in mente la sua
capacità di farsi attenta allo sguardo, alle caratteristiche della
personalità, ai bisogni delle persone che incontrava. Coglieva in
tutti almeno un tratto di bellezza fantasiosa ed unica, quasi sempre
simpatica. Coglieva i tanti ed infiniti modi di esprimersi
dell'amore di Dio riversato nel cuore di ciascuno, nella sua storia,
nella sua personalità, nel suo carattere.
Tale fantasiosa bellezza la faceva propria, ne godeva e la ridonava
come accoglienza e valorizzazione di ognuno; valorizzazione che
sapeva concretizzare in tanti diversi modi all'interno della vita
della sua grande famiglia, nella scuola, nello scoutismo... di modo
che ognuno si sentiva accolto, stimato e amato da lei.
Non era, anche nel suo caso, lei la sorgente della sua fantasia
nell'inventare modi e percorsi. Non dipendeva dalla eccezionalità
del tipo di persone che incontrava, quali noi sicuramente non
eravamo, ma Anna Maria sapeva "giocare", ossia sapeva donarsi tempi
e modi di ascolto, di solitudine interiore, per trarre giovamento
nell'anima, per imparare a leggere la fantasiosa bellezza di Dio
riversata in ogni persona, farla propria per poi ridonarla.
Alla fine di questa riflessione, nel tentativo di offrire un
contributo al tema scelto quest'anno dalla Fondazione Anna Maria,
possiamo affermare, alla luce della Parola di Dio, che la fantasia
è, in modo speciale in questo tempo segnato dal materialismo ateo e
dall'efficientismo liberista, il coraggio di andare contro corrente
nella ricerca della felicità, facendoci capaci di giocare, di
perdere tempo per giovare all'anima e divenire così interpreti
creativi della novità dell'amore di Dio riversato, istante dopo
istante, in ogni sua creatura, divenire interpreti di quell'amore
che sa far nuove tutte le cose di sempre.
Don Roberto Cavalli 17 febbraio 2012
ACROSTICO:
PULVIS MEMENTO QUIA HOMO ES
Venticinque anni.
“Polvere e miserere per le ossa,
Ultimo simulacro nella terra
Lancinante e pietoso che non erra…”.
Viviamo noi! Ma tu per noi sei vita:
Icona incisa, pensiero che afferra il
Soma perduto, annullato dalla sorte:
Mente acuta, eloquio suadente e forte,
E vivace lo sguardo e penetrante…..
Memore sta il gazebo: una presenza
Estiva e folta di profumi e voci….
Nulla ora resta di quel tempo andato,
Tranne i colori del cielo e le luci
Ogni estate, splendore del creato….
Quando tramontana fischia a febbraio,
Unico, nel giardino spoglio e inerte,
In nuda pietra è il tuo nome inciso….
Atto d’amore, ogni Tuo gesto non
Ha nel tempo perso di vigore. In
Opere di carità è la Fondazione.
Memoria d’ogni tua buona azione….
Oggi ospitiamo scout e missioni
E scuole sullo spiazzo del giardino,
Sempre implorando l’aiuto divino.
Luigi Pianca |
Treviso 17 febbraio 2012.
Nel 25° anniversaio della
scomparsa di Annamaria Feder Piazza, fondatrice dello scoutismo
femminile a Treviso, animatrice e maestra di fede e carità nella
gioventù, insieme al marito Francesco Piazza, geniale artista
trevigiano.
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