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PER IL
NATALE '55
Della tua piccola
testa,
del tuo esile collo
e degli occhi di
immenso verde
che tutta ti
coprono
come veste di
incanto
o di domanda o di
sogni
o di mutevoli
voglie
ma sempre d’amore,
ho l’anima tanto
ripiena
che come in anfora
urge
l’accento di gran
gioia
e scintillando
sfiora
l’orlo ritorto
d’oro.
Sale la grazia
virginea
per il tuo corpo,
indulge
in brevi abbandoni
e i tuoi occhi
allora hanno pausa
di luce
e opaca tessera
sembrano,
fuori di tempo e di
spazio.
Poi essi riprendono
a colorirsi di
sole,
e questa grazia che
ascende
sui lievi fianchi e
lo stelo
del tuo corpo
sottile
ad essi porta il
bianco
del tuo esile
collo.
Non cento baci ti
chiedo
ma solo che le tue
spalle
lentamente tu posi,
come il cielo che
adagia
il suo corpo di
nebbia
sulle sopite
colline,
fra le mie braccia.
Poi, debolmente
so che la piccola
testa
si lascerà cullare.
Francesco
(1955) |