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A NOTTE
A notte ho
appuntamento con le stelle,
infantile rifugio
di ogni notte,
una pausa di intesa
raggiunta dopo
tutta una giornata
di vita male spesa,
comunque consumata
nell’assenza di te,
dolce compagna.
Così cammino
attorno a casa, all’una
o alle due, solo,
solo con i cani.
Aperta è la
campagna,
cupa è la volta di
betulle e ontani,
ma all’improvviso
rade acacie snelle
mi lasciano vedere
e cielo e stelle.
Ti chiamavo,
ricordi: “C’è la luna”.
Oppure: “Il cielo è
di velluto nero
trepidante di
palpiti lucenti”.
Ci avvolgeva il
mistero.
Queste notti di
giugno così aulenti,
fonde, solenni,
màdine di umori,
stillanti di
profumi... la vitalba,
il ligustro
sfibrante ed il sontuoso
tiglio, respiro,
ansito amoroso!
E si ristava, verso
oriente, l’alba,
estasiati da tanta
bellezza.
Mi prendevi la mano
e poi cantavi piano
una canzone della
tua fanciullezza:
“Quante stelle,
quante stelle,
dimmi Tu la mia
qual è,
non ambisco la più
bella
basta sia vicino a
Te...”
Ormai è tarda
l’ora,
domani notte,
ancora!
(Giugno 1987) |