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SONETTO
DI MARZO
Smesse ha le foglie
il giovane castagno
ed il carpino
austeri s’è spogliato,
punte aguzze di
crochi in mezzo al prato,
cerca ogni creatura
il suo compagno.
Antichi riti,
mèmori segnali,
anche a cantarne si
usano parole
vecchie di ieri,
semplici, ancestrali.
E dopo il sonno ci
si scalda al sole.
È bello farsi
deboli e malati
di povertà per
essere stupidi
nel cuore e nella
mente, emarginati
tutti da tutti ed i
corali inviti
ridurli propri e
farli inascoltati,
coscienti ormai che
i sogni son finito.
(2 marzo 1989) |