ARTE & POESIA
Liceo Statale "Duca degli Abruzzi" di Treviso, classe 4^BU a.s. 2017/18 - Anjeza Mecja, Giulia Piccolo, Bruna Pugnaghi e Leonardo Venturini.
   
  IL CIPRESSO E MIO PADRE

O caro cipresso ti accarezzo,
mentre le fronde tue rinnovi al sole,
e tra le rame cantando va un uccello
e sta ad ascoltar le tue parole.

O cipresso, cipresso, non ti smuove
dal tuo santo dolor ch'esprimi al mondo,
nemmeno un riso, un grido un canto,
un giocare di bimbi un brio giocondo?

Non ti fa parer alle genti meno oscuro,
nemmeno lo sbocciar di rosa rossa,
nemmeno lo cantar di uccel campestre
e il gracidare dall'antica fossa!

Calco que' passi che marcavo un giorno
e pure non ritorno ai tempi indietro,
mentre, se bacio te, albero santo,
vedo: un bimbo, un padre, ed un ferètro.

Se canto non risuona la mia voce,
e non provo giocondità vociando,
ma quando bacio te, albero santo,
so che per amar si vive amando.

Se colgo un fior, mi piace, sì, odorare,
quel suo profumo dolce come amore,
ma se tolgo un rametto dal tuo manto
provo più gioia che cogliere quel fiore.

Tu sei, albero, il canto di mio padre,
che morto in seno alle lontane zolle,
mi chiama e mi riporta ai tempi belli,
in cui la vita era graziosa molle.

Tu sei il ricordo, il canto di mio padre
e pur tu muori, mentre chi amo vive
ma in te vedo chi non conobbi ed amo
e a me sorride dalle lontane rive.

Gennaio 1942